Ginevra, canzone triste per la Wto

La conferenza stampa di costatazione del collasso

La conferenza stampa di costatazione del collasso

di Monica Di Sisto*

Sovranità alimentare e commercio internazionale non parlano la stessa lingua, e quando tenti di difendere la prima, devi per forza rinunciare a sparare cassette e derrate a casaccio per il mondo e ricominciare a parlare di regole vincolanti per tutti. E’ questa la conclusione prevedibile – almeno per chi scrive – che si deve trarre dall’ennesimo collasso annunciato dell’Organizzazione mondiale del commercio. Continue reading

19-23 maggio: Ue e Usa di nuovo a confronto

di Monica Di Sisto, Fairwatch

L’attesa sembrava non finire mai, e invece il Ministero del Commercio con l’Estero Usa ha fatto sapere che i nuovi negoziati del trattato TTIP si terranno ad Arlington, ridente (non troppo) cittadina da 200mila anime nella Virginia. nell’imminenza delle Elezioni europee, per far crescere il consenso alle trattative in quella parte di continente che ancora adesso – a partire da Francia e Germania – resiste all’idea della necessità di ulteriori liberalizzazioni e può affondare il processo, il commissario europeo al Commercio De Gucht, che ha aperto per tre settimane una consultazione online sul sito della Commissione per rabbonire quella parte dell’opinione pubblica che lo accusa di scarsa trasparenza nel negoziato, sta affrontando una marcia forzata di incontri con imprese e istituzioni competenti.

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Diritti del lavoro? L’Europa batta un colpo nel trattato EU-Korea

L’accordo di liberalizzazione commerciale tra Europa e Korea viene spesso vantato dalla Commissione Ue come profondamente innovativo perché prevede, al Capitolo 13 (EU-Korea sust dev chapter 13 annex EN), un’intera sezione dedicata allo Sviluppo sostenibile e ad un meccanismo di monitoraggio dell’impatto delle liberalizzazioni su di esso, con la partecipazione di sindacati e imprese europei e coreani.

Il primo test significativo per il suo effettivo funzionamento ci si presenta ora, quando il Gruppo Consultivo di parte europea (DAG), per la prima volta, scrive al Commissario al Commercio la Letter to Mr Karel De Gucht _ Art 13- Korea -FTA per chiedere conto dei mancati passi avanti dalla Korea in materia di tutela dei diritti dei lavoratori.

Il governo della Repubblica di Corea si è assunto una serie di impegni con l’UE rispetto al cap. 13 che comprendono , fra gli altri , “rispettare , promuovere e realizzare , nelle loro leggi e pratiche , i principi riguardanti i diritti fondamentali”, come stabilito nella Dichiarazione dell’OIL sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro , nonché a “fare costanti e sostenuti sforzi per ratificare le convenzioni fondamentali dell’OIL , nonché le altre convenzioni che sono classificati come ‘ up-to- date’ dall’OIL” (art. 13.4.3 ) .

Il DAG ha tenuto conto delle conclusioni della seconda riunione del Forum della Società Civile nell’ambito dell’accordo di libero scambio UE-Corea , che si è tenuto a Seoul , il 12-13 settembre 2013, e che ha discusso a lungo un parere sui diritti fondamentali al lavoro adottato dal DAG UE nel maggio 2013 (CES746-2013_00_01_TRA_TCD_en) . Nel documento si partiva dalla denuncia di casi conclamati di violazione dei diritti sindacali – contro il Korean Government Employees Union (KGEU), la Trade Union (MTU), il Korean Teachers’ Union (KTU) ma anche di singoli lavoratori, minori e schiavi, anche in filiere in teoria più formalizzate come quelle della multimazionale Hyundai Motor.
Si terminava, poi, con delle richieste riecheggiate nella lettera a De Gutch:
• si chiede al governo coreano di implementare le misure necessarie e rimuovere gli ostacoli per consentire la ratifica delle rimanenti Convenzioni fondamentali dell’OIL , ossia la convenzione n 87 sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale, Convenzione n °98 sul diritto di organizzazione e contrattazione collettiva, la Convenzione n° 29 sul lavoro forzato e la convenzione n°105 sull’abolizione del lavoro forzato che la Corea non ha ancora ratificato ;
• è del parere che la promozione e il consolidamento del dialogo sociale faciliterà la creazione delle pre-condizioni per la ratifica di queste quattro convenzioni e contribuiranno anche a garantire la piena attuazione delle Convenzioni fondamentali dell’OIL sia in Corea che l’UE;
• raccomanda , per quanto riguarda la questione del lavoro forzato, modifiche del regime di prigionia;
• sollecita sia la Corea sia gli Stati membri UE a garantire la piena attuazione delle Convenzioni fondamentali dell’OIL che sono già state ratificate. Si chiede anche di essere informati sui casi di mancato rispetto delle Linee Guida dell’OCSE destinate alle imprese multinazionali di Corea e dell’UE.

Dall’udienza che la Commissione riserverà a questa azione e dalla conseguente implementazione pratica di misure conseguenti, potremo misurare l’effettiva efficacia dell’art. 13 come strumento di monitoraggio degli impatti nell’ambito degli accordi di libero scambio, ma soprattutto la volontà politica dell’esecutivo europeo di utilizzarlo davvero come uno strumento per la diffusione dei principi chiave dello sviluppo sostenibile.

USA-India: Governo a rischio tribunale

Cresce in India l’opposizione al trattato bilaterale sulla liberalizzazione degli investimenti (BIT) con gli Stati Uniti. Il Forum Against Free Trade Agreement, composto da 75 Ong, organizzazioni contadine, sindacati e attivisti, ha scritto al Primo Ministro Manmohan Singh chiedendo una moratoria e la rescissione del negoziato avviato con gli Stati Uniti in occasione del meeting tra il Primo ministro e Obama a Washington a fine settembre scorso. Il pacchetto di richieste comprende, oltre alla richiesta di moratoria, l’insediamento di una Commissione indipendente che conduca una valutazione complessiva dell’impatto dell’eventuale conclusione degli accordi in discussione, in particolare rispetto alla protezione degli investimenti, e su come riguadagnare spazio politico rispetto agli obiettivi nazionali e internazionali di sviluppo. Si chiedeva, inoltre, di rendere disponibili alla pubblica opinione le informazioni relative alle cause legali già mosse da imprese nei confronti di stati nazionali in virtù delle clausole già in vigore per la protezione degli investimenti privati, per esempio in ambito Wto, e alle relative sentenze di risarcimento riscosse dalle corporations ai danni dei bilanci pubblici.

Uno dei portavoce del Forum, Kavljit Singh, Direttore di Madyam, ong di Delhi che si occupa di analisi delle politiche pubbliche, ha affermato che “Nel momento in cui l’India sta rivedendo ufficialmente l’impatto e la portata dei trattati di investimento bilaterali esistenti, sarebbe prematuro da parte di New Delhi per far avanzare nuovi negoziati con gli Stati Uniti. Che cosa succede se il riesame interno conclude che l’India non dovrebbe includere nei futuri trattati il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e Stato oppure una clausola che rafforzi il principio della nazione più favorita? Entrambi i partner commerciali non dovrebbero pregiudicare l’esito della revisione in corso”.

Il rallentamento delle esportazioni indiane e del volume degli scambi sta cominciando a spaventare anche le piattaforme nazionali di business che, nonostante rimangano i principali promotori di questo progetto di liberalizzazione estrema, temono in particolare la possibilità degli investitori nazionali di avere le stesse condizioni di accesso e sostegno delle realtà nazionali, potendo però godere di una protezione rafforzata dei propri investimenti, stando a ciò che sembra sia sul tavolo di negoziato. E chiaramente nella lettera del Forum delle associazioni indiane si solleva l’obiezione che il Bit “possa seriamente minare la capacità del governo di indirizzare gli investimenti esteri verso le priorità di sviluppo indiane e minacciare l’autorità del Parlamento e del sistema giudiziario indiano”. Senza pensare che l’argine alla crisi indiana posto da misure come quelle del “buy local” salterebbero immediatamente

La lettera riporta, a supporto, la lista delle imprese che hanno già citato in giudizio o minacciato di causa l’India per aver, a loro avviso, posto limiti alla loro libertà d’impresa con gli accordi bilaterali di liberalizzazione commerciali (CECA) e degli investimenti già in vigore (BIPA):

  • CC/Devas (Mauritius) Ltd., Devas Employee Mauritius Pvt. Ltd. (Devas) e Telecom Devas (Mauritius) Ltd. per il BIPA con Mauritius;
  • Axiata Investment 1 Ltd. & Axiata Investment 2 Ltd., Mauritius e Axiata Berhad Group per il BIPA con Mauritius;
  • Deutsche Telekom, per il BIPA con la Germania; Vodafone International Holdings BV Limited per il BIPA con l’Olanda;
  • Sistema Joint Stock Financial Corporation e Bycell per il BIPA con la Russia;
  • Telenor Asia Pte Ltd per la CECA con Singapore;
  • Capital Global Limited e Kaif Investment Limited, basati a Mauritius con Loop Telecom Limited, per il BIPA con Mauritius;
  • Children’s Investment Fund Management (U.K.) LLP per il BIPA con l’UK;
  • Maxim Naumchenko, Andrey Polouektov e Tenoch Holdings Limited, per il BIPA con Cipro.

Una lista autoevidente, che se sommata ai guai giudiziari incorsi al Governo indiano nel momento in cui ha impedito di estrarre a Enron, o ha chiesto di rivedere gli accordi di tariffazione con Bechtel e GE (General Electric), dovrebbe portare alla più naturale delle conseguenze: bloccare le trattative con gli Usa al più presto.

Gli esiti dell’incontro Sing-Obama:
http://www.politico.com/story/2013/09/us-india-trade-meeting-97473.html?hp=l6

Gli Aiuti al Commercio non calano: parola di OCSE e WTO

World Trade Organization

World Trade Organization (Photo credit: Wikipedia)

I Paesi donatori dell’area Ocse, quelli che tradizionalmente hanno assicurato ai Paesi piu’ poveri il grosso degli Aiuti pubblici allo sviluppo (Aps), sono colpiti dalla crisi e riducono i loro stanziamenti. Tuttavia l’Aiuto al commercio (Aid for trade) tiene e vede l’emergere di nuovi attori: la cooperazione Sud-Sud e quella sostenuta dal settore privato. E’ il quadro tracciato dal Rapporto di valutazione degli aiuti al commercio ”Aid for trade at a glance 2013” condotto congiuntamente da Ocse e Wto e presentato l’8 luglio a Ginevra, dove per tre giorni, presso la sede dell’Organizzazione mondiale del commercio, Paesi membri ed esperti si sono confrontati sul monitoraggio che ha coinvolto 80 Paesi in via di sviluppo, 28 donatori bilaterali, 15 multilaterali e 9 sostenitori Sud-Sud.
Il rapporto, dedicato quest’anno alle connessioni con le filiere globali, coinvolge anche Continue reading

Fading trade timelines

Sta scadendo il tempo per arrivare all’approvazione del Trattato bilaterale UE-India. Business Standard tifa per il si, noi di Trade Game nutriamo molti dubbi a riguardo…

Don't trade our lives away

Source: Business Standard

July 4 2013

Time is running out for a possible India-Europe bilateral trade investment agreement that would be beneficial for both parties.

The timelines for a possible India-Europe bilateral trade and investment agreement are getting tight with both sides supposedly failing to close the deal on some critical issues. While this could risk hurting several years of negotiations that have been undertaken by both sides, it is also important to note that the final deal should be based on a clear win-win for both partners.

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