Final Ministerial Dec-WTO-Text-of-Nairobi-Ministerial-Declaration-W33R3
E’ arrivata l’ultima versione del testo finale della Conferenza di Nairobi, una Dichiarazione ministeriale che la Commissario Cecilia Malmstrom saluta su Twitter come il risultato di un lavoro faticoso. E della ferma convinzione dei Governi d’Europa nelle potenzialità della Wto e del multilateralismo. peccato che qualche ora fa il viceministro italiano al Commercio Carlo Calenda lamentasse sempre via Twitter che i rappresentanti dei Governi UE, a parte lui, fossero circa tre in queste battute finali della tragedia di Nairobi.
5 pagine, da confermare in versione definitiva dopo la Conferenza di chiusura che dovrebbe essere annunciata tra poco, dopo la conclusione dell’ultimo Incontro dei capi delegazione (Hod) chiamato a fare gli ultimi ritocchi al testo.
Un testo fumoso e abbastanza disperato: zeppo di riconoscimenti della crisi che permane, dell’importanza per risollevarsi insieme del lavoro multilaterale. Ma la sostanza non c’è. Innanzitutto non c’è un impegno a continuare sull’Agenda di Doha in quanto tale: i suoi temi più sensibili sono stati assegnati a ulteriori negoziati che partiranno dalle Decisioni ministeriali, che datano 19 dicembre, quindi dovrebbero essere state finalizzate in queste ore, e riguardano:
- Special Safeguard Mechanism for Developing Country Members – Draft Ministerial Decision of 19 December 2015 – WT/MIN(15)/W/45
- Public Stockholding for Food Security Purposes – Draft Ministerial Decision of 19 December 2015 – WT/MIN(15)/W/46 WT/MIN(15)/W/33/Rev.3
- Export Competition – Draft Ministerial Decision of 19 December 2015 – WT/MIN(15)/W/47
- Cotton – Draft Ministerial Decision of 19 December 2015– WT/MIN(15)/W/48
- Preferential Rules of Origin for Least-Developed Countries – Draft Ministerial Decision – WT/MIN(15)/W/38
- Implementation of Preferential Treatment in Favour of Services and Service Suppliers of Least Developed Countries and Increasing LDC Participation in Services Trade – Draft Ministerial Decision – WT/MIN(15)/W/39
Le Decisioni ministeriali fanno la fotografia dello stadio di consenso che si è raggiunto e rimandano l’ulteriore lavorazione degli accordi finali al negoziato tecnico che continuerà – assicurano – tra le paludi di Ginevra. A questa condizione i Paesi emergenti hanno accettato che l’appuntamento di Nairobi non finisse in un fallimento, ma è chiaro che tutta la retorica che ha sempre circondato il cosiddetto Round dello sviluppo lanciato a Doha nel 2001 si mostra al mondo per quello che era: pura fuffa.
Si dice, infatti, nei paragrafi successivi della Dichiarazione ministeriale che molti membri della Wto riconoscono la validità dell’Agenda di Doha, altri no. E che dunque, su temi importanti come i tre pilastri dell’agricoltura cruciali per la vita dei paesi più poveri (domestic support, market access ed export competition) si continuerà a lavorare ma con il “forte impegno” che si metterà anche negli altri capitoli in stallo, e che interessano ai paesi sviluppati, e cioè “non-agriculture market access, services, development, TRIPS and rules”.
La buona notizia è che non è riuscito ad Usa e Ue di inserire nella Dichiarazione finale l’impegno dei Paesi membri ad aprire nuovi negoziati, respinti da anni come off topic per l’organizzazione. Gli accordi bilaterali e plurilaterali come TTIP, TISA e CETA, invece, sono stati citati in un paragrafo, in cui si dice, però, che i Paesi membri riaffermano il bisogno di assicurare che i Regional Trade Agreements (RTAs) rimangano complementari e non un sostituto per il sistema commerciale multilaterale”, impegnando il Committee on Regional Trade Agreements (CRTA) a discutere le implicazioni sistemiche degli RTAs nel sistema commerciale multilaterale e le loro relazioni con le regole della Wto. A vigilare potrebbe essere il Transparency Mechanism, al momento non permanente, che potrebbe consolidarsi per affrontare, oltre che sul comportamento protezionistico o meno dei Paesi membri, anche sull’impatto degli accordi-ammucchiata sulle regole commerciali vigenti.
Dalle conferenze stampa finali capiremo il mood dei negoziatori e dei Paesi membri, dopo questi quattro giorni in cui con grande chiarezza è emerso che Usa e Ue falliscono se vogliono imporre le proprie priorità commerciali sul resto del mondo, e che ciò che portano a casa, oltre allo scorno, è conflitto e ulteriore instabilità. Mai così a ragione possiamo dire: la Wto è morta, già da molti anni, viva la Wto.